
Epicuro, nella Lettera a Meneceo, sostiene che per conoscere la felicità non si è mai né troppo anziani né troppo giovani.
Nella foto allegata viene rappresentato un recente studio di trasmissione di una radio privata che rappresenta la mia porta della felicità tutte le volte che vi accedo, sia singolarmente, ovvero in una fruizione collettiva insieme ad altri appassionati di musica con i quali interloquire e confrontarsi.
Questo spazio e queste attrezzature riescono a proiettarmi in una dimensione di serenità e di appagamento, funzionale a trascorrere momenti di esilio da una realtà lavorativa particolarmente oppressiva.
La mia frequentazione di studi di trasmissione di radio private risale alla fine degli anni 70 ed è continuata fini ai primi anni 90, la mancanza di una spazio come quello sopra descritto mai completamente surrogata da altre situazioni ha generato in me una forte determinazione nella riproduzione progettuale, concretizzatasi in queste ultime settimane, partendo dal presupposto che la felicità non sia sempre e solo l’eterno inseguimento dei sogni (per quanto importante) ma anche il godimento del presente, pur consapevole che questo stesso presente mi rimanda al passato, in un eterno percorso di andata e ritorno che poi altro non è che il filo conduttore della nostra esistenza.
“Mentre il senso delle cose muta ed ogni sicurezza è ormai scaduta, appassisce lentamente la coscienza della gente” è un verso tratto dalla Canzone dei Negrita “Che rumore fa la Felicità?” Nel mio caso il senso di uno studio di trasmissione è rimasto imprevedibilmente e positivamente costante nel tempo.